Donne di montagna

I mestieri antichi svolti dalle donne di montagna

Le donne di montagna

Le donne di questo territorio, instancabili e robuste lavoratrici, dovevano affrontare sfide diverse tra loro: dalla cura e attenzione per la famiglie e il focolaio domestico, al sostentamento della casa fino ai lavori manuali legati alla terra.

 

Instancabili lavoratrici

Immagine Intervista

“Donne fiere, Il lavoro duro ha forgiato le persone in queste terre”

Un ruolo fondamentale

Il loro ruolo ricopre oggi aspetti sociali e culturali da non dimenticare. Compito delle donne infatti era la raccolta della cèra, ossia il fieno magro, la semina e la raccolta delle patate, la raccolta della legna, le preparazioni in cucina e la conservazione delle provviste alimentari.

Compito delle donne infatti era la raccolta della cèra, ossia il fieno magro, la semina e la raccolta delle patate, la raccolta della legna, le preparazioni in cucina e la conservazione delle provviste alimentari.

Sempre loro tagliavano il fieno dappertutto dove non era possibile fare pascolare le mucche. La semina e la raccolta delle patate per tanti anni ha costituito forse uno dei più caratteristici mestieri “vendemmia dei poveri” per le donne

La pòsa della cèra

I lavori della fienagione iniziavano verso la fine di aprile, scomparsa l’ultima neve, e il taglio del fieno avveniva dove non era possibile fare pascolare le mucche.

Durante il taglio del fieno accadeva che ciascun membro della famiglia era tenuto a dare il proprio contributo.
Anche i bambini, che solo in casi eccezionali rimanevano a casa con le persone anziane, offrivano i loro servizi: portavano acqua da bere o pressavano il fieno nei cumuli. Raccogliere il fieno magro, in dialetto cèra, era compito delle donne, instancabili e robuste lavoratrici, che nei mesi estivi partivano alle due di notte in numerosi gruppi e, cantando allegramente, si recavano nei prati sopra il paese. Andavano per cèra in attesa del secondo taglio del fieno.

Facevano un mucchio di fieno che coprivano con stracci e lo recuperavano quando c’era brutto tempo e non potevano fare altro.
Verso sera, preparato il “fasì della cèra”, ossia caricato più fieno possibile sulla schiena e preparato il fascio di legna da appoggiare sulle spalle partivano per il rientro. Testimonianze visibili di questa tradizione sono i punti, denominati in dialetto “Pòsa della cèra”, in cui le donne facevano delle brevi soste di riposo lungo la via del ritorno e appoggiavano il loro carico. Sono delle spianate di terreno ad un’altezza di 80 cm da terra dove le donne appoggiavano, senza dover fare sforzi, la “freschira”. Durante queste soste le donne, nonostante la vita di fatiche, cantavano e dan- zavano, mettendo allegria.

Ricorderemo sempre queste magnifiche donne, un grande esempio di coraggio forza di volontà infrantumabile.